Gestione contabile delle rimanenze finali

Contabilità rimanenze finali

Il codice civile stabilisce i criteri di valutazione delle rimanenze di magazzino. In particolare, al punto 9) dell’art. 2426 è stabilito che le rimanenze siano iscritte al costo di acquisto o di produzione ovvero al valore di realizzazione desumibile dall’andamento di mercato. È così che le rimanenze finali assumono un’importanza strategica in riferimento alla gestione contabile. E questa breve guida è l’occasione per addentrarci nella materia.

Rimanenze finali e stato patrimoniale

Le rimanenze finali sono una voce dell’Attivo dello stato patrimoniale e rappresentano l’insieme dei beni in giacenza in quanto non venduti o delle materie prime in attesa di essere trasformate in prodotti finiti. Solitamente vengono inserite in bilancio a seguito di un inventario.

Rimanenze finali e conto economico

Le rimanenze finali appaiono anche fra i ricavi del conto economico in quanto rappresentano un valore aggiunto al magazzino della società. Per questo motivo, maggiori sono le rimanenze di magazzino più alti saranno i ricavi indicati dall’azienda. 

Pertanto: le rimanenze finali rappresentano un componente positivo di reddito in quanto rettificano il valore di costi già sostenuti ma non di competenza dell’esercizio. Le rimanenze finali devono essere valutate al costo di produzione o al costo di acquisto, oppure al valore di mercato, se inferiore. Le rimanenze finali devono essere indicate nella sezione attivo dello stato patrimoniale e nel conto economico.

Gestione contabile delle rimanenze finali

La struttura del conto economico è disciplinata dall’art. 2425 c.c. che prevede di indicare le variazioni delle rimanenze. In particolare, le variazioni sono collocate in tre distinte voci:

  1. nella voce A) 2) sono iscritte le variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti;
  2. nella voce A) 3) sono iscritte le variazioni dei lavori in corso su ordinazione;
  3. nella voce B) 11) sono iscritte le variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci.

La gestione contabile delle rimanenze finali richiede la registrazione delle scritture di assestamento e di rettifica. Queste scritture servono a compensare il valore dei costi sostenuti per l’acquisto o la produzione dei beni rimasti in magazzino con il valore delle rimanenze finali. In questo modo si ottiene un risultato economico più veritiero e si rispetta il principio di competenza

Immagina la società Alfa S.r.l. che al 31.12.n redige l’inventario dal quale emergono merci in magazzino per un valore di 10.000 euro. In contabilità la società dovrà indicare nell’Attivo dello Stato Patrimoniale la presenza delle merci e, in contropartita, il corrispondente ricavo. 

In data 01.01.n+1, di contro, la società chiuderà il valore delle merci in magazzino, contabilizzando il saldo in Avere, mentre in contropartita registrerà il costo rappresentato dalle esistenze iniziali.

Valutazione delle rimanenze finali

Le rimanenze sono valutate in bilancio al minore tra il costo di acquisto o di produzione e il valore di realizzazione desumibile dal mercato. Con il termine valore di realizzazione desumibile dall’andamento del mercato si intende la stima del prezzo di vendita delle merci e dei prodotti finiti nel corso della normale gestione, al netto di presunti costi di completamento e dei costi diretti di vendita come, ad esempio, provvigioni, costi di trasporto e imballaggio.

In linea generale, il metodo di determinazione del costo dei beni è il costo specifico in base al quale vengono attribuiti, alle singole unità fisiche, i costi specificamente sostenuti per le unità medesime. Ciò può avvenire quando siamo di fronte a rimanenze costituite da beni tra loro non intercambiabili.

Diversamente si parla di beni fungibili ossia beni che presentano medesime caratteristiche e che sono fra loro scambiabili. Per tale tipologia di beni è possibile ricorrere ad uno dei seguenti metodi di calcolo del costo:

  • costo medio ponderato: il costo di ciascun bene in rimanenza è pari alla media ponderata del costo degli analoghi beni presenti in magazzino all’inizio dell’esercizio e al costo degli analoghi beni acquistati o prodotti durante l’esercizio;
  • FIFO (first in, first out ossia primo entrato, primo uscito): le quantità acquistate o prodotte per prime sono le prime ad essere vendute o utilizzate;
  • LIFO (last in, first out ossia ultimo entrato, primo uscito): le quantità acquistate o prodotte per ultime sono le prime ad essere vendute o utilizzate.

Una precisa disamina sui criteri di valutazione del magazzino e del calcolo delle rimanenze finali, la fa Cesare D’Attilio in Valutare il magazzino. L’esposizione del testo ti guida verso una corretta classificazione, valutazione e rappresentazione del magazzino in bilancio. Interessanti spunti e suggerimenti anche in riferimento alla valutazione ai fini fiscali e ai relativi adempimenti.

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