La guerra in Israele produrrà inevitabili tensioni di livello internazionale che si rifletteranno sull’andamento delle economie dei principali Paesi del Mondo. A cominciare dall'aumento dell'inflazione dovuto ad un probabile innalzamento del prezzo dei prodotti energetici e petroliferi.
Con la guerra in Isralele saranno inevitabili le ripercussioni sul tasso di inflazione la cui tendenza al ribasso registrata negli ultimi mesi potrebbe rallentare sensibilmente.
È questa l’ipotesi paventata dal Centro studi di Unimpresa, secondo cui i prezzi finali ai consumatori, in particolare per quanto riguarda la benzina e il gas, saranno spinti ad un progressivo rialzo direttamente proporzionale alla durata delle tensioni in Israele, sul quale incideranno in maniera rilevante anche gli equilibri geopolitici dell’intero Medio Oriente.
Già da diversi mesi, l’inflazione pesa sul portafogli delle famiglie che, di riflesso, tentano di difendersi acquistando di meno. A risentirne maggiormente sono le imprese del piccolo dettaglio. Secondo Confesercenti, da inizio anno è stimato un crollo delle vendite in volume di almeno 6,5 punti percentuali. Un andamento che, se confermato per tutto il 2023, comporterebbe una perdita di 4 miliardi di vendite nei dodici mesi.
Per contrastare il caro-prezzi, il Ministero dell’Industria e del Made in Italy ha promosso l’iniziativa del Trimestre Anti-Inflazione ossia l’impegno delle aziende a mantenere fissi i prezzi.
Con il patto anti-inflazione, le associazioni del commercio e della produzione si sono impegnate a mantenere fermi i prezzi di vendita di alcuni prodotti.
Secondo le ultime stime Ocse, l’inflazione complessiva nella zona del G20 si ridurrà progressivamente dal 7,8% del 2022, al 6% nel m2023, al 4,8% nel 2024.
Nell’eurozona, precisa l’organismo internazionale con sede a Parigi, l’inflazione complessiva dovrebbe passare dall’8,4% del 2022, al 5,5% del 2023 (-0,3% rispetto alle precedenti stime di giugno), al 3% del 2024 (-0,2%).
Anche in Italia, l’inflazione dovrebbe contrarsi progressivamente dall’8,7% del 2022, al 6,1% del 2023 (-0,3% rispetto alle precedenti stime di giugno), al 2,5% del 2024 (-0,5% rispetto alle precedenti stime).
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