Pensioni 2025: le novità in materia di APE sociale

APE sociale

La legge di bilancio 2025 è intervenuta in maniera significativa sulle pensioni, con particolare riferimento alla cd. APE sociale, l’istituto introdotto dall’articolo 1, commi da 179 a 186 della legge 11 dicembre 2016, n. 232, consistente in una indennità, corrisposta fino al conseguimento dei requisiti pensionistici, a favore di soggetti che si trovino in particolari condizioni. In questo articolo, ti darò le principali informazioni circa le novità 2025 in materia di APE sociale e ti suggerirò alcune strategie per la pianificazione previdenziale.

Cos’è l’APE sociale

L’APE sociale è un assegno di accompagnamento alla pensione di vecchiaia, erogato dall’INPS, destinato a lavoratori che abbiano compiuto almeno 63 anni e 5 mesi di età e che abbiano maturato un’anzianità contributiva variabile tra i 28 e i 36 anni, a seconda delle condizioni specifiche.

Novità della legge di bilancio 2025

Le nuove disposizioni per l’APE sociale previste dalla legge di bilancio 2025 confermano il requisito anagrafico già in vigore per il 2024 e stabilito in 63 anni e 5 mesi.

Più nel dettaglio, possono andare in pensione nel 2025 approfittando dell’istituto dell’APE sociale i soggetti che:

  • si trovano in stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale nell’ambito della procedura di cui all’articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, ovvero per scadenza del termine del rapporto di lavoro a tempo determinato a condizione che abbiano avuto, nei trentasei mesi precedenti la cessazione del rapporto, periodi di lavoro dipendente per almeno diciotto mesi hanno concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione loro spettante e sono in possesso di un’anzianità contributiva di almeno 30 anni;
  • assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i settanta anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti e sono in possesso di un’anzianità contributiva di almeno 30 anni;
  • hanno una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile, superiore o uguale al 74% e sono in possesso di un’anzianità contributiva di almeno 30 anni;
  • sono lavoratori dipendenti all’interno di quelle professioni previste dal legislatore che svolgono da almeno sei anni in via continuativa attività lavorative per le quali è richiesto un impegno tale da rendere particolarmente difficoltoso e rischioso il loro svolgimento in modo continuativo e sono in possesso di un’anzianità contributiva di almeno 36 anni.

L’erogazione dell’APE sociale è esclusa nei seguenti casi:

  • mancata cessazione dell’attività lavorativa;
  • titolarità di un trattamento pensionistico diretto;
  • soggetti beneficiari di trattamenti di sostegno al reddito connessi allo stato di disoccupazione involontaria;
  • soggetti titolari di assegno di disoccupazione (ASDI);
  • soggetti che beneficiano di indennizzo per cessazione di attività commerciale;
  • raggiungimento dei requisiti per il pensionamento anticipato.

Le opportunità della previdenza complementare

La possibilità di integrare la pensione pubblica con quella complementare apre la strada a nuove strategie di pianificazione previdenziale. Ma per poter cogliere le opportunità offerte dai fondi pensione è iniziare a costruire una pensione integrativa già dai primi anni di carriera.

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